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di /// Alberto Armanini

Cossetti, l’ombra degli attaccanti: «Ero un tempista»

IL PREMIO Una carriera di successi per l’ex difensore del Gambara 17 giu 2021
Giambattista Cossetti: una carriera ricca di grandi soddisfazioni Giambattista Cossetti: una carriera ricca di grandi soddisfazioni

Si fa presto a dire Toni Scotti, Ciano Adami, Caio Lunini. Nomi brevi, chiaro, ma soprattutto grandissimi bomber. Che dire invece di Giambattista Cossetti? Ai più questo nome ricorderà qualche panchina (specialmente con il San Zeno) negli anni '10. Chi ha buona memoria del calcio dilettanti degli anni ’80 e ’90 sa che si sta parlando di un totem. Uno che vinceva i campionati (la Promozione il più frequente) e dominava i tornei notturni. Un dilettante autentico, di quelli che è bello raccontare e riscoprire a distanza di anni. «Ero un marcatore, allora si usava dire così - premette Cossetti -. Uno di quelli che si incollavano all'uomo e lo dovevano seguire per tutta la partita e anche oltre. La zona? Un'invenzione che non faceva per noi. Abbiamo provato a farla a Gambara con Rudy Fortunati ma era una forzatura. Vincevamo con molta più scioltezza a giocare a uomo». E sull'uomo, Cossetti è implacabile. «Però non ero uno falloso. Cercavo l'anticipo, ero un tempista. Non voglio vantarmi ma ad avere queste qualità non erano tantissimi al tempo. Tutti mi riconoscevano l'anticipo come abilità principale oltre ad un grande temperamento. Alcune volte venivo espulso, è vero, ma perché mi facevo sentire. E spesso finivo per fare il capitano delle squadre in cui giocavo». Come a Gambara, uno dei passaggi più intensi della sua carriera. «Sono stato tre anni dal '95 al '98. Siamo partiti dalla Prima e arrivati in Eccellenza. Ricordo lo spareggio con cui abbiamo vinto l’Eccellenza contro la Bedizzolese. Partita dura, finita 0-0. Ai rigori, noi ne facciamo due, loro uno e siamo campioni. Un piccolo aneddoto che non in molti sanno: il rigore decisivo dovevo tirarlo io. Solo che gli altri hanno sbagliato talmente tanto che non ce n'è stato bisogno». Da marcatore ha avuto avversari di rango. «Alcuni ti facevano girare la testa - dice -. Volete i nomi? Mi verrebbe da farne uno particolare, che non giocava in provincia: Stefano Pompini. Era alto un metro e 60: era semplicemente imprendibile. Sul suo nome si è molto ironizzato a quei tempi. In provincia, ho avuto duelli incredibili con Ciano Adami, Toni Scotti, Ermanno Panina, Luca Boninsegna. Ma ho avuto anche la fortuna di giocare con Keegan Marinoni, Bandera e altri grandissimi centravanti». Anche ad allenatori non gli è andata poi così male. «A Castel Goffredo ho avuto Franco Pasquetti e in precedenza avevo avuto Oriente Tortelli. Sono molto legato anche a Cecco Zanetti, che mi ha allenato al Maclodio a fine carriera. O a Valerio Tomasoni, un amico anche fuori dal campo con cui ho condiviso tantissimo. Sono tutte persone che hanno fatto parte di una bellissima avventura della quale sono molto orgoglioso». 

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