Dura la vita nel Pallone d’Oro per chi non gioca là davanti: il più importante dei premi di Bresciaoggi, nelle ultime stagioni, è stato quasi sempre affare da attaccanti. Gli ultimi, in ordine cronologico, sono Alessandro Triglia (2018/19), Mattia Mauri (2019/20) e Carmine Marrazzo (2021/22): se «Carminetor» non è in corsa quest’anno, vista la militanza nell’orobica Caravaggio, per gli altri due, l’annata scorsa curiosamente compagni a Breno, c’è invece la chance concreta di rincorrere il sogno del bis nell’iniziativa dorata. E, a dire il vero, il leitmotiv dell’attaccante che solleva il trofeo dalle striature dorate al cielo ricorre sin dalla prima edizione: merito di Andrea Bottazzi, che inaugurò la splendida avventura nel 2003 con la casacca del Carpenedolo. Lui, in realtà, giocò gran parte della carriera da regista offensivo o mezzapunta, salvo reinventarsi centravanti vero e proprio negli ultimi anni di attività, coincisi proprio con l’exploit dorato in casacca rossonera. E poi Cristian Quarenghi (2004, Salò), Ermanno Panina (2007, Dellese), Sergio Piovanelli (2008, Dellese), Marco Romanini (2013, Aurora Travagliato), Stefano Franchi (2014, Ciliverghe) e Francesco Galuppini (2016), che proprio da quel successo, coinciso con le sue prodezze ai play-off di Serie D con la maglia del Ciliverghe, prese lo slancio per ritrovare gloria tra i professionisti. Una menzione speciale la merita ovviamente Dario Hübner: lui, il bomber per antonomasia, trionfò nel 2005, indosso i colori del Rodengo: l’uomo da più di 300 gol in carriera in grado di coronare in bellezza un percorso sportivo grandioso. Su 19 edizioni finora celebrate (conteggiando anche la Next Generation 2020/21, che sostituì il premio classico), in più della metà delle circostanze a festeggiare è stato un calciatore col vizio del gol. I premi, si sa, vanno spesso a lodare chi le reti le fa, più di chi le impedisce (portieri e difensori) o le propizia (centrocampisti): il centravanti, il numero 9, è il faro della squadra, quello che deve coronare il gioco dei compagni spedendo la palla in fondo al sacco. L’anno scorso, addirittura, il podio è stato del tutto a tinte offensive: accanto al già citato Marrazzo sono saliti sul palco del Coco Beach di Lonato del Garda il promettente esterno offensivo Filippo Guerini (oggi a Offanengo e l’anno scorso protagonista a Rovato) e Andrea Caracciolo (da capitano a presidente del Lumezzane in pochi mesi), bomber che ha fatto la storia del Brescia e che non ha bisogno di presentazioni. E, al quarto posto, chiuse un altro attaccante, proprio quel Samuele Vitari che è tornato di recente in corsa grazie alle wild card assegnate da Bresciaoggi: l’anno scorso giocava a Orzinuovi, quest’anno ci riprova con la casacca blues del Rovato. Quello tra gli attaccanti e il Pallone d’Oro è un rapporto davvero speciale, rinsaldato nel tempo grazie al palmares e alla grandezza dei giocatori offensivi che l’hanno sollevato al cielo: per trovare un altro ruolo in vetta al riconoscimento dorato bisogna tornare indietro fino al 2017, quando a imporsi fu Francesco Zanardini, centrocampista che all’epoca vestiva i colori del Darfo Boario. Chissà se qualcun altro riuscirà a spezzare il monopolio a distanza di più di un lustro: l’impresa non è semplice, ma già ci sono riusciti, oltre al già citato Zanardini, Gherardi sempre per il Darfo, Baresi, Tagliani, Sella e Zugno, a confermare che non sempre alla fine la spunta chi segna. |
Una corsa dorata scandita a ritmo di gol
