Classe 1996, Sonia Mottinelli gioca a calcio da sempre: ha iniziato a 6 anni a Castelcovati con la squadra del paese. «A scuola guardavo i ragazzini giocare a calcio - racconta la centrocampista del Montorfano Rovato -. Un giorno sono tornata a casa e ho detto a mia mamma che volevo fare quello: mi ha fatto provare senza problemi. Da allora non ho più smesso: giocare contro i maschi da unica femmina era stimolante. Ho imparato a farmi valere». A 12 anni, il limite per le squadre miste, entra nel Brescia e attraversa tutte le categorie del settore giovanile; a 17 passa al Franciacorta ed esordisce in prima squadra. «C’era ancora l’A2 - racconta - poi ho girato un po’ di squadre: Paitone, Unica Futura, finché il Paitone è diventato Chiari e infine Cortefranca. Lì ho trovato una famiglia».
Lì si forma
un pezzo importante della storia del calcio femminile bresciano: il Cortefranca, di cui facevano parte fuoriclasse come Roberta Picchi, Andrea Scarpellini e Simona Muraro, è avanzato l’anno scorso in Serie B prima di sciogliersi. «Avevo 18 anni: mi hanno formato sia gli allenatori che le compagne. Mi sono divertita e sono stata bene a livello umano. Tanta roba». Dopo il Cortefranca, un anno di Lumezzane e infine il Rovato: «Mi sono resa conto di quanto ho imparato nel Cortefranca quando l’ho lasciato. Per esempio la comunicazione: ero abituata a essere aiutata in campo, oggi sono io a dire alle mie compagne dove posizionarsi, se serve. Ho imparato tattica, visione, strategia. E a perdere, che significa imparare a non mollare mai». Da apprendista a insegnante. «A Rovato l’ambiente è sereno e ognuno ha la possibilità di esprimersi per ciò che è. Ci sono tante giovani - osserva -: si cerca pian piano, di trasmettere qualcosa in più. A volte il mio nuovo ruolo mi fa sorridere: nelle altre squadre ero sempre una delle più giovani, oggi le parti sono invertite. Spesso le “piccole” mi chiedono scusa se sbagliano un passaggio, io dico loro di non preoccuparsi. Mi ricordo quando ero io a sentirle dietro dalle compagne più grandi. Così ho scoperto una nuova parte di me». In campo Sonia spacca il gioco, recuperando palla a centrocampo: «Mi soprannominavano “trattorino”. Sono minuta, ma so leggere le situazioni e agire rapidamente. La mia caratteristica è la fantasia». Fuori dal campo è insegnante di sostegno alle superiori e allenatrice: «Ho preso a giugno il patentino Uefa B: alleno i pulcini del Rovato come vice allenatrice i Giovanissimi del Castrezzato. Ho scoperto di recente la passione di allenare, con il tempo vorrei fare di più. Non punto a chissà cosa: semplicemente voglio che il calcio sia parte della mia vita».
Perla, Mottinelli è la terza stella a brillare
